mercoledì 3 agosto 2011

Ordine e pulizia, condizioni essenziali in ogni ufficio

’ufficio è il luogo dove la maggior parte di noi trascorre gran parte della propria giornata. Per questo motivo è importante averne cura, proprio come si fa con la propria casa.
Lavorare in un ambiente ordinato e pulito è molto importante per vari motivi, e la pulizia degli uffici è essenziale tanto quanto la pulizia di casa . Per molti di noi l’ufficio è diventato una specie di seconda casa, un luogo in cui passiamo molte ore, un luogo in cui lavoriamo, certo, ma in cui molto spesso di trascorrono anche i tempi dedicati alla pausa pranzo o alla pausa caffè. Non sempre chi lavora in un ufficio può lasciare la propria scrivania per andare a casa a pranzare, e le mura dell’ufficio diventano, che lo si voglia o no, il posto in cui trascorriamo la quasi totalità della giornata.
Proprio perché l’ufficio può essere visto come una seconda casa per chi ci lavora, si suppone che sia anche in grado di dire qualcosa delle persone che ci passano intere giornate. Ecco dunque che l’ufficio viene visto come uno specchio di chi ci lavora, e i clienti o le altre persone esterne che possono frequentare il vostro ambiente di lavoro si fanno un’idea di voi, della vostra azienda e del vostro lavoro anche dallo stato del vostro ufficio, da com’è tenuto e organizzato, esattamente come capita con gli ospiti che vengono a casa vostra per la prima volta, e che cercano di capire qualcosa in più su di voi dando un’occhiata ai vostri mobili, alle vostre stanze e a come è tenuta la vostra abitazione in generale. È dunque importante che l’ufficio sia sempre pulito e ordinato, non solo grazie all’opera solerte delle imprese specializzate in pulizie , ma anche grazie alla cura delle persone che quotidianamente lavorano in questi ambienti.
Tenere in ordine e pulito il proprio ufficio è essenziale, innanzitutto, per dare un messaggio positivo ai possibili clienti o agli avventori dell’ufficio stesso. È chiaro che quando si riceve un cliente è necessario fare da subito una buona impressione, e una scrivania, un archivio o delle mensole ordinate costituiscono sicuramente un buon biglietto da visita, che permette a chi viene dall’esterno di riconoscere nel vostro ufficio o nell’azienda per cui lavorate un interlocutore organizzato, che sa svolgere il proprio lavoro con ordine e precisione, e che sa quindi dare ai propri clienti una maggiore sicurezza. Un ufficio pulito e in ordine è anche un ufficio più accogliente, condizione necessaria soprattutto quando si riceve regolarmente il pubblico e c’è la possibilità che si creino delle lunghe file. Aspettare non è mai gradevole, ma farlo in un ambiente caotico lo è ancora di meno!
Se un ufficio ordinato e pulito è recepito in modo positivo da chi viene dall’esterno, e rimane in quell’ambiente per pochi minuti, lo è ancora di più da chi ci lavora per tutto il giorno tutti i giorni. Lavorare in un ambiente ordinato, su una scrivania dove non ci siano fogli sparsi e impilati alla rinfusa, aiuta sicuramente la concentrazione e riduce i tempi di organizzazione del lavoro. E se per mantenere un ufficio pulito l’opera di un’impresa  di pulizie  è essenziale, per mantenere l’ordine è necessario il contributo di tutti coloro che lavorano nello stesso ambiente.

giovedì 23 giugno 2011

Sindromi correlate all'inquinamento indoor Sindrome dell’edificio malato



Il termine "sindrome dell’edificio malato" (Sick Building Sindrome, SBS) descrive una serie di sintomi riportati dagli occupanti di un edificio associati alla permanenza nell’edificio stesso, presentando questo condizioni di cattiva qualità dell’aria indoor tali da poterlo definire "malato". Si manifesta con sintomi aspecifici ma ripetitivi e non correlati ad un determinato agente, quali: irritazione degli occhi, delle vie aeree e della cute, tosse, senso di costrizione toracica, sensazioni olfattive sgradevoli, nausea, torpore, sonnolenza, cefalea, astenia. I malesseri, avvertibili solo ed esclusivamente durante la permanenza all'interno dell’edificio, possono essere associati a determinate stanze o settori, oppure generalizzati all’intera costruzione. I sintomi si manifestano in una elevata percentuale di soggetti che lavorano in ufficio (in genere superiore al 20%), scompaiono o si attenuano dopo l’uscita e non sono accompagnati da reperti obiettivi rilevanti. Proprio l'assenza di reperti obiettivi focalizza il problema sulla adeguatezza della qualità dell'aria, intesa come soddisfacimento delle proprie aspettative e raggiungimento di uno stato di benessere. Infatti è difficile poter affermare che vi sia una vera e propria "malattia" causata dalla permanenza in edifici malati, mentre è certo che si può avvertire malessere e senso di irritazione. Il giudizio espresso dagli occupanti è quindi l'unico modo per avere informazioni relative al comfort e ai sintomi aspecifici della sick building syndrome.
Tra le possibili cause che provocano la sindrome dell’edificio malato si rilevano:
Tali fattori possono combinarsi con altri elementi, come condizioni non idonee di temperatura, umidità, illuminazione e rumorosità ambientale e determinare una generale diminuzione del comfort ambientale ed un conseguente rischio per la salute.
Malattia correlata all’edificio
 Il termine "malattia correlata all’edificio" (Building Related Illness, BRI) viene attribuito a quelle patologie per le quali vi è una diretta correlazione con la permanenza all’interno di un edificio e per le quali, a differenza della "sindrome dell’edificio malato", si conosce lo specifico agente eziologico presente all’interno dell’ambiente confinato. Rispetto alla "sindrome dell’edificio malato", che colpisce oltre il 20% degli occupanti di un edificio, la BRI interessa solo un numero limitato di persone. La legionellosi, la febbre da umidificatore, l’alveolite allergica, l’asma, l’avvelenamento da monossido di carbonio sono alcune patologie che rientrano nella categoria delle "malattie correlate all’edificio".
Sindrome da sensibilità chimica multipla
La "sensibilità chimica multipla" (Multiple Chemical Sensitivity, MCS) è una sindrome immuno-tossica infiammatoria simile, per certi versi, all’allergia e molto spesso scambiata con essa, poiché i sintomi appaiono e scompaiono con l’allontanamento dalla causa scatenante. È una patologia multisistemica caratterizzata da reazioni di intolleranza dell'organismo ad agenti chimici ed ambientali presenti singolarmente o in combinazione, a concentrazioni generalmente tollerate dalla maggioranza dei soggetti. Le persone colpite presentano diversi gradi di morbilità che vanno da un leggero malessere ad una sintomatologia più grave. I sintomi sono aspecifici e multipli ed interessano vari sistemi fisiologici: sistema renale; gli apparati respiratorio, cardiocircolatorio, digerente, tegumentario; sistema neurologico; sistema muscolo scheletrico ed endocrino-immunitario.
Fonte(ispra )

giovedì 16 giugno 2011

ZANZARA TIGRE CHE FARE



zanzara tigre
Importata nel mondo occidentale dall’Asia probabilmente grazie al commercio di copertoni usati,
dove evidentemente ha trovato una nicchia adatta alla propria diffusione, la zanzara tigre (Aedes
albopictus) si è diffusa negli ultimi vent’anni abbondantemente sia negli Stati Uniti che in
Europa, arrivando a costituire un serio motivo di preoccupazione sanitaria e ambientale.
L’aspetto caratteristico la rende ben riconoscibile: grazie al corpo nero a bande trasversali
bianche sulle zampe e sull’addome e con una striscia bianca che le solca il dorso e il capo, si
distingue dalle altre zanzare per le abitudini e il ciclo di vita.
Grazie alla sua versatilità, la zanzara tigre è riuscita a superare barriere ambientali notevoli:
infatti, depone le uova in ambienti asciutti e poco luminosi dove sono in grado di superare
inverni anche rigidi. Il ciclo riprende poi quando si allungano le ore di luce, la temperatura si
aggira sui 10 gradi e questi ambienti si riempiono di acqua, spesso anche semplicemente grazie a
fenomeni di condensa. A questo punto le uova si schiudono, danno origine a larve e quindi a
zanzare adulte che colonizzano poi le zone circostanti secondo un andamento “a focolaio”, cioè
in modo non continuo e omogeneo. In Italia, è presente come insetto adulto da marzo a
novembre-dicembre, ma la deposizione della uova invernali, quelle destinate a svernare, si
conclude entro la fine di ottobre e metà novembre.
Aedes albopictus è vettore di diverse malattie virali, in particolare quelle causate da arbovirus, tra
cui la dengue, la febbre gialla e alcune encefaliti nelle zone tropicali e in numerose zone
dell’Asia. Nelle nostre zone questi agenti patogeni sono assenti e quindi questo rischio è solo
teorico. Non è possibile comunque escludere la possibilità che, in seguito alle modificazioni
climatiche o a eventi accidentali, aumenti anche la probabilità di diffusione di queste malattie nel
nostro paese.
Anche la sola puntura della zanzara tigre rappresenta un problema. Si tratta infatti di un insetto
molto aggressivo, che punge soprattutto nelle ore più fresche della giornata, al mattino presto e al
tramonto, e riposa di notte sulla vegetazione. Le sue punture procurano gonfiori e irritazioni
persistenti, pruriginosi o emorragici, e spesso anche dolorosi. Nelle persone particolarmente
sensibili, un elevato numero di punture può dare luogo a risposte allergiche che richiedono
un’attenzione medica. La presenza della zanzara tigre in numerosi focolai quindi può arrivare ad
alterare le abitudini delle persone, inibendo i bambini e gli anziani dal giocare e sostare
all’esterno nelle ore fresche della giornata, proprio quelle più piacevoli e adatte a questo genere
di occupazioni.
Prevenzione
Nei mesi più caldi, quando le temperature medie sono intorno ai 25°C, la zanzara può completare
un ciclo di sviluppo in meno di 10 giorni, con un picco di massima densità al culmine dell’estate,
tra agosto e settembre. L’azione tesa a contrastarla è di natura essenzialmente preventiva e deve
puntare a limitare tutte le situazioni e i comportamenti che ne facilitano la riproduzione e
diffusione.
La strategia di lotta, messa a punto dalle istituzioni sanitarie e dai comuni, si concentra
soprattutto sull’individuazione e distruzione dei focolai larvali e sulle campagne di informazione
al cittadino al fine di prevenire la possibilità di deposizione delle uova. Un altro aspetto
fondamentale è monitorare la diffusione dell’insetto. Per questo fin dall’inizio degli anni ’90, il
Laboratorio di Parassitologia dell’Istituto Superiore di Sanità è diventato centro di riferimento
per la sorveglianza e il controllo della specie, producendo numerosi studi al riguardo e
coordinando un programma nazionale di sorveglianza della zanzara, sistema che attualmente
funziona recependo le segnalazioni effettuate dalle Asl e dai comuni.
La diffusione della zanzara tigre è tipicamente urbana, e non si ritrova nelle aree rurali, proprio
per la sua propensione a deporre le uova in piccole raccolta d’acqua. Per questo, è necessario
monitorare tutte le zone in cui l’acqua ristagna, come i sottovasi di piante e fiori, le aiuole e le
vasche e fontane ornamentali, qualsiasi contenitore lasciato all’aperto, le grondaie, etc. Oltre a un
monitoraggio sistematico, effettuato ad esempio con impiego di ovitrappole, le istituzioni locali
dovrebbero provvedere a:
pulire i tombini prima dell’inizio dei trattamenti
effettuare trattamenti larvicidi perlomeno con cadenza quindicinale nei tombini e in tutte le
zone di scolo e ristagno poste in aree pubbliche
effettuare interventi mirati a disinfestare le popolazioni di zanzare adulte nelle aree
scolastiche e in altre zone dove l’infestazione sia particolarmente intensa. Questi
interventi possono essere realizzati con insetticidi di sintesi, i piretroidi, che però hanno
caratteristiche molto diverse dal tradizionale DDT e che non vengono in ogni caso
spruzzati in modo indistinto nell’ambiente, ma mirati a zone precise. Sono prodotti in
solventi acquosi, e quindi hanno un minore impatto sull’ambiente e sulla salute e sono
abbattenti e non persistenti. Non rischiano quindi di generare resistenze, ma hanno
un’azione acuta e non cronica, uccidendo le zanzare all’istante. Evidentemente, però, un
intervento di questo tipo richiede una accurata preparazione, sia per la individuazione del
sito dove le zanzare si riposano e quindi possono essere colpite, sia per allertare la
popolazione che si trova in quella zona.
mettere a punto campagne informative che coinvolgano i cittadini nella lotta alla zanzara
tigre, utilizzando tutte le strategie di coinvolgimento di tutte le fasce della popolazione,
come ad esempio gli anziani che si recano con frequenza ai cimiteri, che rappresentano
una delle aree a rischio di infestazione della zanzara.
I cittadini infatti possono efficacemente contribuire alla lotta cercando di:
evitare l’abbandono di materiali in cumuli all’aperto che possano raccogliere l’acqua piovana
eliminare l’acqua dai sottovasi, dagli annaffiatoi, dai bidoni, dai copertoni
innaffiare direttamente con le pompe gli orti e i giardini, senza mantenere riserve di acqua a
cielo aperto
eventualmente, se necessario l’uso di recipienti per la raccolta dell’acqua, cercare di tenerli
coperti e provvisti di zanzariera, ben fissata e tesa
pulire e trattare bene i vasi prima di ritirarli all’interno durante i periodi freddi. L’abitudine di
portare le piante al riparo dai freddi invernali, infatti, è probabilmente una delle cause che
generano, all’arrivo della primavera quando le temperature salgono e le piante vengono
nuovamente esposte e innaffiate, la schiusa delle uova invernali facilitando notevolmente
la diffusione della zanzara stessa nell’ambiente
introdurre pesci rossi, grandi predatori delle larve di zanzara, nelle vasche e nelle fontane dei
giardini
trattare i tombini, e tutti i recipienti posti all’esterno dove si raccoglie acqua piovana, ogni 7-
10 giorni con prodotti larvicidi specifici che si acquistano in farmacia. In particolare, il
prodotto più diffuso e consigliato è il Bacillus thuringiensis israelensis. Questo prodotto,
derivato da un batterio capace di produrre una tossina ad azione molto specifica contro la
zanzara tigre, ha numerosi vantaggi: è naturale e non di sintesi chimica ed è già presente
nell’ambiente, uccide solo le larve di Aedes albopictus e di pochissime altre specie non
causando quindi grande impatto, si degrada molto velocemente e quindi non persiste.
Questo è indubbiamente un grosso vantaggio sotto il profilo della salvaguardia
ambientale anche se obbliga a ripetere il trattamento con una certa frequenza.
Purtroppo, i repellenti naturali non sono efficaci contro la zanzara tigre. Le
persone particolarmente sensibili alle punture, anziani e bambini ad esempio,
dovrebbero quindi proteggersi con un prodotto repellente di sintesi, che però
va utilizzato con cautela e solo nel caso sia realmente necessaria l’esposizione
in aree a rischio.

Zanzare che fare? CHI sono, COSA fanno, COME difendersi!

zanzara tigre                 
Importata nel mondo occidentale dall’Asia probabilmente grazie al commercio di copertoni usati,
dove evidentemente ha trovato una nicchia adatta alla propria diffusione, la zanzara tigre (Aedes
albopictus) si è diffusa negli ultimi vent’anni abbondantemente sia negli Stati Uniti che in
Europa, arrivando a costituire un serio motivo di preoccupazione sanitaria e ambientale.
L’aspetto caratteristico la rende ben riconoscibile: grazie al corpo nero a bande trasversali
bianche sulle zampe e sull’addome e con una striscia bianca che le solca il dorso e il capo, si
distingue dalle altre zanzare per le abitudini e il ciclo di vita.
Grazie alla sua versatilità, la zanzara tigre è riuscita a superare barriere ambientali notevoli:
infatti, depone le uova in ambienti asciutti e poco luminosi dove sono in grado di superare
inverni anche rigidi. Il ciclo riprende poi quando si allungano le ore di luce, la temperatura si
aggira sui 10 gradi e questi ambienti si riempiono di acqua, spesso anche semplicemente grazie a
fenomeni di condensa. A questo punto le uova si schiudono, danno origine a larve e quindi a
zanzare adulte che colonizzano poi le zone circostanti secondo un andamento “a focolaio”, cioè
in modo non continuo e omogeneo. In Italia, è presente come insetto adulto da marzo a
novembre-dicembre, ma la deposizione della uova invernali, quelle destinate a svernare, si
conclude entro la fine di ottobre e metà novembre.
Aedes albopictus è vettore di diverse malattie virali, in particolare quelle causate da arbovirus, tra
cui la dengue, la febbre gialla e alcune encefaliti nelle zone tropicali e in numerose zone
dell’Asia. Nelle nostre zone questi agenti patogeni sono assenti e quindi questo rischio è solo
teorico. Non è possibile comunque escludere la possibilità che, in seguito alle modificazioni
climatiche o a eventi accidentali, aumenti anche la probabilità di diffusione di queste malattie nel
nostro paese.
Anche la sola puntura della zanzara tigre rappresenta un problema. Si tratta infatti di un insetto
molto aggressivo, che punge soprattutto nelle ore più fresche della giornata, al mattino presto e al
tramonto, e riposa di notte sulla vegetazione. Le sue punture procurano gonfiori e irritazioni
persistenti, pruriginosi o emorragici, e spesso anche dolorosi. Nelle persone particolarmente
sensibili, un elevato numero di punture può dare luogo a risposte allergiche che richiedono
un’attenzione medica. La presenza della zanzara tigre in numerosi focolai quindi può arrivare ad
alterare le abitudini delle persone, inibendo i bambini e gli anziani dal giocare e sostare
all’esterno nelle ore fresche della giornata, proprio quelle più piacevoli e adatte a questo genere
di occupazioni.
Prevenzione
Nei mesi più caldi, quando le temperature medie sono intorno ai 25°C, la zanzara può completare
un ciclo di sviluppo in meno di 10 giorni, con un picco di massima densità al culmine dell’estate,
tra agosto e settembre. L’azione tesa a contrastarla è di natura essenzialmente preventiva e deve
puntare a limitare tutte le situazioni e i comportamenti che ne facilitano la riproduzione e
diffusione.
La strategia di lotta, messa a punto dalle istituzioni sanitarie e dai comuni, si concentra
soprattutto sull’individuazione e distruzione dei focolai larvali e sulle campagne di informazione
al cittadino al fine di prevenire la possibilità di deposizione delle uova. Un altro aspetto
fondamentale è monitorare la diffusione dell’insetto. Per questo fin dall’inizio degli anni ’90, il
Laboratorio di Parassitologia dell’Istituto Superiore di Sanità è diventato centro di riferimento
per la sorveglianza e il controllo della specie, producendo numerosi studi al riguardo e
coordinando un programma nazionale di sorveglianza della zanzara, sistema che attualmente
funziona recependo le segnalazioni effettuate dalle Asl e dai comuni.
La diffusione della zanzara tigre è tipicamente urbana, e non si ritrova nelle aree rurali, proprio
per la sua propensione a deporre le uova in piccole raccolta d’acqua. Per questo, è necessario
monitorare tutte le zone in cui l’acqua ristagna, come i sottovasi di piante e fiori, le aiuole e le
vasche e fontane ornamentali, qualsiasi contenitore lasciato all’aperto, le grondaie, etc. Oltre a un
monitoraggio sistematico, effettuato ad esempio con impiego di ovitrappole, le istituzioni locali
dovrebbero provvedere a:
pulire i tombini prima dell’inizio dei trattamenti
effettuare trattamenti larvicidi perlomeno con cadenza quindicinale nei tombini e in tutte le
zone di scolo e ristagno poste in aree pubbliche
effettuare interventi mirati a disinfestare le popolazioni di zanzare adulte nelle aree
scolastiche e in altre zone dove l’infestazione sia particolarmente intensa. Questi
interventi possono essere realizzati con insetticidi di sintesi, i piretroidi, che però hanno
caratteristiche molto diverse dal tradizionale DDT e che non vengono in ogni caso
spruzzati in modo indistinto nell’ambiente, ma mirati a zone precise. Sono prodotti in
solventi acquosi, e quindi hanno un minore impatto sull’ambiente e sulla salute e sono
abbattenti e non persistenti. Non rischiano quindi di generare resistenze, ma hanno
un’azione acuta e non cronica, uccidendo le zanzare all’istante. Evidentemente, però, un
intervento di questo tipo richiede una accurata preparazione, sia per la individuazione del
sito dove le zanzare si riposano e quindi possono essere colpite, sia per allertare la
popolazione che si trova in quella zona.
mettere a punto campagne informative che coinvolgano i cittadini nella lotta alla zanzara
tigre, utilizzando tutte le strategie di coinvolgimento di tutte le fasce della popolazione,
come ad esempio gli anziani che si recano con frequenza ai cimiteri, che rappresentano
una delle aree a rischio di infestazione della zanzara.
I cittadini infatti possono efficacemente contribuire alla lotta cercando di:
evitare l’abbandono di materiali in cumuli all’aperto che possano raccogliere l’acqua piovana
eliminare l’acqua dai sottovasi, dagli annaffiatoi, dai bidoni, dai copertoni
innaffiare direttamente con le pompe gli orti e i giardini, senza mantenere riserve di acqua a
cielo aperto
eventualmente, se necessario l’uso di recipienti per la raccolta dell’acqua, cercare di tenerli
coperti e provvisti di zanzariera, ben fissata e tesa
pulire e trattare bene i vasi prima di ritirarli all’interno durante i periodi freddi. L’abitudine di
portare le piante al riparo dai freddi invernali, infatti, è probabilmente una delle cause che
generano, all’arrivo della primavera quando le temperature salgono e le piante vengono
nuovamente esposte e innaffiate, la schiusa delle uova invernali facilitando notevolmente
la diffusione della zanzara stessa nell’ambiente
introdurre pesci rossi, grandi predatori delle larve di zanzara, nelle vasche e nelle fontane dei
giardini
trattare i tombini, e tutti i recipienti posti all’esterno dove si raccoglie acqua piovana, ogni 7-
10 giorni con prodotti larvicidi specifici che si acquistano in farmacia. In particolare, il
prodotto più diffuso e consigliato è il Bacillus thuringiensis israelensis. Questo prodotto,
derivato da un batterio capace di produrre una tossina ad azione molto specifica contro la
zanzara tigre, ha numerosi vantaggi: è naturale e non di sintesi chimica ed è già presente
nell’ambiente, uccide solo le larve di Aedes albopictus e di pochissime altre specie non
causando quindi grande impatto, si degrada molto velocemente e quindi non persiste.
Questo è indubbiamente un grosso vantaggio sotto il profilo della salvaguardia
ambientale anche se obbliga a ripetere il trattamento con una certa frequenza.
Purtroppo, i repellenti naturali non sono efficaci contro la zanzara tigre. Le
persone particolarmente sensibili alle punture, anziani e bambini ad esempio,
dovrebbero quindi proteggersi con un prodotto repellente di sintesi, che però
va utilizzato con cautela e solo nel caso sia realmente necessaria l’esposizione
in aree a rischio.

giovedì 31 marzo 2011

Animale molesto urbano per eccellenza, il piccione desta preoccupazioni come veicolo di trasmissione di malattie infettive.

Sporca, imbratta, rovina ed è rumoroso. È il piccione, la specie più comune di volatili molesti che si insedia nelle aree urbane, nei centri storici e rovina manufatti pubblici e privati.

Il piccione è portatore di circa 60 malattie, alcune delle quali mortali, contagiose per l'uomo e per gli animali domestici, i cui agenti patogeni vengono trovati nei loro escrementi.
Citiamo solo alcune tra le più comuni e pericolose: Salmonellosi, Criptococcosi, Istoplasmosi, Ornitosi, Aspergillosi, Candidosi, Clamidosi, Coccidiosi, Encefalite, Tubercolosi, ecc.
Gli agenti patogeni di queste malattie vengono trovati negli escrementi dei piccioni. Non è necessario il contatto diretto: il vento, gli aspiratori, i ventilatori possono trasportare la polvere infetta delle deiezioni secche negli appartamenti, nei ristoranti, negli uffici, negli ospedali, nelle scuole, ecc., contaminando gli alimenti, gli utensili da cucina, la biancheria, ed innescando i processi infettivi.

Associata alle colonie di volatili, c'è sempre la presenza dei loro ectoparassiti, in particolare pulci, cimici, zecche (zecca molle del piccione - argas reflexus -) ed acari, che spesso causano forti infestazioni all'interno di edifici ove sono posti i nidi, soprattutto all'interno dei sottotetti. Solai lordati dai loro escrementi, guano e carcasse contaminano pericolosamente l'ambiente.
Questa è una fonte di seri problemi igienico-sanitari, essendo questi insetti a loro volta vettori di gravi malattie infettive ed anche potenziali parassiti dell'uomo.

Il piccione è un temibile infestante, ecco perché è importante eseguire i necessari interventi di pulizia, disinfestazione e disinfezione per la corretta bonifica degli ambienti ed approntare efficaci interventi di allontanamento dei piccioni.